EMERGENCY, TAMassociati e Renzo Piano per il Centro di chirurgia

EMERGENCY, TAMassociati e Renzo Piano per il Centro di chirurgia pediatrica in Uganda

'EMERGENCY, TAMassociati e Renzo Piano per il Centro di chirurgia pediatrica in Uganda'
EMERGENCY, TAMassociati e Renzo Piano per il Centro di chirurgia pediatrica in Uganda

Tradizione e innovazione per il punto di riferimento per i pazienti ugandesi e per i bambini con necessità chirurgiche provenienti da tutta l’Africa.

La costruzione del Centro di chirurgia pediatrica di Entebbe ha inizio nel 2017 con la posa della prima pietra su un terreno di 120.000 mq messo a disposizione dal governo ugandese. Il nuovo ospedale di Entebbe rappresenta il secondo centro di eccellenza della “Rete sanitaria d’eccellenza in Africa” (ANME – African Network of Medical Excellence), dopo il Centro Salam di cardiochirurgia di Khartoum, in Sudan. Questa rete è stata creata su iniziativa di Emergency nel 2009 con lo scopo di sviluppare i sistemi sanitari dei paesi aderenti e portare sanità gratuita, ma di eccellenza, in Africa, affermando il diritto di ogni essere umano a ricevere cure gratuite e di elevata qualità. Il progetto, realizzato dallo studio RPBW insieme a TAMassociati e all’EMERGENCY Building Division, è stato supportato nella parte strutturale dei muri in pisè da Milan Ingegneria e da Zintek per l’involucro di copertura in zinco-titanio.

La costruzione della struttura ha seguito l’iter comune a tutti gli ospedali realizzati da EMERGENCY, che ha già realizzato progetti nelle zone più critiche del pianeta, dall’Afghanistan al Centrafrica, al Sudan e all’Iraq: le decisioni sono prese assieme alle persone che hanno vissuto e vivranno la quotidianità, la gestione e il controllo della struttura come i responsabili medici dei vari dipartimenti che discutono con gli architetti bisogni e priorità. Le soluzioni sviluppate derivano dalla commistione di diversi fattori, secondo quella che Renzo Piano spesso definisce come la legge della “dura necessità”: la disponibilità di risorse, la semplicità d’uso, la durabilità nel tempo. Il cantiere diventa quindi un laboratorio didattico da cui deriva un approccio e un protocollo che possono essere applicati anche in diverse altre situazioni specifiche. Per la struttura in muratura è stata utilizzata la tecnica tradizionale del pisè (o terra battuta) reinterpretata in chiave innovativa. Questa si basa sull’impiego della terra cruda per garantire un’inerzia termica in grado di mantenere costanti la temperatura e l’umidità nell’edificio. La resistenza meccanica della terra è stata migliorata con il mix design, fino a risultare dieci volte superiore ai valori di letteratura, raggiungendo quelli di un buon calcestruzzo.

All’uso della terra, Piano ha abbinato l’elemento che da sempre caratterizza la sua stessa visione dell’architettura come shelter: un “ombrello” in struttura metallica – in realtà due grandi ali dispiegate – che sostiene 3.000 metri quadri di pannelli solari, così da garantire non solo la piena autonomia energetica dell’ospedale, ma di utilizzare il surplus per alimentare l’area circostante.

L’ospedale, oltre a offrire un’area accoglienza e di educazione sanitaria, 50 letti di degenza, 16 di sub-intensiva, 6 di terapia intensiva e 3 sale operatorie corredate da tutti i servizi diagnostici e ausiliari necessari al loro funzionamento, dispone di laboratorio, banca del sangue, farmacia, mensa e lavanderia. In vista dell’arrivo di pazienti provenienti da vari Paesi, è prevista anche una guest house con 42 letti per i pazienti e i loro famigliari. Ci sono anche un’area gioco esterna e un giardino con 350 alberi: il verde infatti è un elemento importante per il recupero e la guarigione dei pazienti.

“C’è un modo di pensare diffuso secondo il quale se devo fare una sedia per casa mia, la faccio perfettamente in squadra con quattro gambe e una bella seduta; invece, se devo farla per l’Africa, basta che ci si possa stare appoggiati. Così non va bene: il modo migliore per praticare l’eguaglianza – e per praticarla non solo in Africa – è dimostrare a quelle persone che le consideriamo uguali a noi, non solo per la convenienza politica del momento. A noi piacerebbe che tutti i nostri edifici, ospedali compresi, fossero belli, e allora perché dovremmo riempire di cose brutte un altro Paese?”- afferma Gino Strada, chirurgo e fondatore di EMERGENCY, a proposito dell’idea che sta alla base del progetto.

Un appello al quale Renzo Piano ha risposto con entusiasmo: “Quando ho incontrato Gino Strada per parlare del progetto, come prima cosa mi ha detto: ‘Voglio fare un ospedale scandalosamente bello!’. Siamo entrati subito in sintonia, perché anche io ho sempre pensato che etica ed estetica sono le due facce di una stessa medaglia. Kalós kaì agathós, come dicevano gli antichi greci: la bellezza fisica e quella morale definiscono una bellezza etica, legata a una nozione di giustizia e di opportunità. Anzi, di necessità sociale. Ma anche nei vari dialetti africani l’idea di bellezza va sempre di pari passo con quella di bontà: non ci può essere niente di bello che non sia anche in sé buono.”