MATERIALI IGNIFUGHI: COSA SONO E COME SONO REGOLAMENTATI

MATERIALI IGNIFUGHI: COSA SONO E COME SONO REGOLAMENTATI

'MATERIALI IGNIFUGHI: COSA SONO E COME SONO REGOLAMENTATI'
MATERIALI IGNIFUGHI: COSA SONO E COME SONO REGOLAMENTATI

Spesso, in edilizia, si sente parlare di materiali ignifughi, sono tutti quegli elementi che, come suggerisce l’etimologia del nome, o non reagiscono al fuoco, o hanno comunque tempi di reazione piuttosto lunghi e dunque rallentano la propagazione di eventuali incendi, limitando i danni alle cose, alle strutture e soprattutto alle persone. Per queste caratteristiche il materiale può definirsi completamente ignifugo (appartenente pertanto alla classe di reazione al fuoco “A1”) o parzialmente ignifugo (compreso nelle categorie “A2”, “B”, “C”, “D” ed “F”).

Il termine ignifugo deriva dal latino ed è composto da due parti: ignis, che significa fuoco e fugio che significa fuggire, ma se letto transitivamente, può essere interpretato come mettere in fuga, respingere.

Un materiale, pertanto, viene definito ignifugo qualora sia in grado di non reagire al fuoco, di respingerlo o, comunque, di reagire ad esso con estrema lentezza, in modo tale da impedire la nascita di un incendio, o quanto meno di arginarne la propagazione.

Il D.M. 26 giugno 1984, modificato dal D.M del 03/09/2001, definisce esattamente cosa si debba intendere con le espressioni “reazione al fuoco” e “classe di reazione al fuoco”. Viene definita reazione al fuoco il grado di partecipazione di un materiale combustibile al fuoco al quale è sottoposto. La reazione al fuoco di un materiale, in realtà, è un fenomeno molto più complesso di quello che si potrebbe pensare e non va in nessun modo confuso con la resistenza al fuoco.

La norma UNI CEI EN ISO 13943/2004 regolamenta il comportamento dei materiali a seconda della loro reazione al fuoco. I parametri principali a cui è sottoposto un materiale esposto al fuoco sono:

  • infiammabilità: la capacità di un materiale di entrare in stato di combustione durante l’esposizione ad una sorgente di calore;
  • velocità di propagazione: la velocità con la quale il fronte di fiamma si propaga nel materiale;
  • gocciolamento: la caratteristica di un materiale di emettere gocce fuse dopo e durante l’esposizione a una sorgente di calore;
  • post-incandescenza: la presenza di zone incandescenti dopo lo spegnimento della fiamma;
  • sviluppo di calore: la quantità di calore emessa da un materiale in stato di combustione;
  • produzione di fumo: la capacità di un materiale di emettere particelle solide e/o liquide in sospensione nell’aria;
  • produzione di sostanze nocive: la capacità di di emettere gas e/o vapori tossici.

La resistenza al fuoco è una delle principali misure antincendio di protezione da perseguire per garantire un adeguato livello di sicurezza di un’opera in condizioni di incendio. Essa riguarda nello specifico la capacità portante di una struttura, di una parte di essa o di un dato elemento costruttivo, nonché la capacità, in caso di incendio, di compartimentazione per gli elementi di separazione sia strutturali (come muri e solai) che non strutturali (come porte, pareti e divisori).

I principali parametri per la valutazione della resistenza al fuoco sono:

  • la resistenza R: l’attitudine a conservare la resistenza meccanica;
  • l’ermeticità E: l’attitudine a non lasciar passare né produrre fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto;
  • l’isolamento termico I: l’attitudine a ridurre la trasmissione del calore.

Con il simbolo REI (seguito da un numero n) si identifica un elemento costruttivo che conserva per un tempo determinato la resistenza meccanica, la tenuta alle fiamme e ai gas caldi, l’isolamento termico. Le classi di resistenza al fuoco sono: REI 10, 15, 20, 30, 45, 60, 90, 120, 180, 240 e 360, ed esprimono il tempo, in minuti primi, durante il quale la resistenza al fuoco deve essere garantita.