Proclamati i 6 vincitori del prestigioso premio Aga Khan Award for

Proclamati i 6 vincitori del prestigioso premio Aga Khan Award for Architecture.

'Proclamati i 6 vincitori del prestigioso premio Aga Khan Award for Architecture.'
Proclamati i 6 vincitori del prestigioso premio Aga Khan Award for Architecture.

Riservato alle architetture realizzate nei paesi ad alta presenza musulmana, il prestigioso premio Aga Khan Award for Architecture (AKAA), assegnato a progetti che stabiliscono nuovi standard di eccellenza in architettura, pianificazione, conservazione e paesaggio, ha annunciato i vincitori per l’edizione 2019. Fin dalla sua fondazione, l’Aga Khan Award for Architecture si prefigge di identificare e sostenere interventi che rispondano creativamente ai bisogni e alle aspirazioni delle comunità contraddistinte da una significativa presenza di musulmani. Regolato da un comitato direttivo e diretto da Farrokh Derakhshani, il premio pone particolare attenzione a coloro che utilizzano, in modo innovativo, le risorse locali. Lo testimonia il processo di selezione, in cui viene enfatizzata l’architettura che non solo provvede ai bisogni fisici, sociali ed economici delle persone, ma che stimola e risponde alle loro aspettative culturali.

Quest’anno a scremare i 6 vincitori, tra le 20 proposte inserite in una short list, rispetto alle 380 pervenute, sono stati nove membri di rilievo internazionale, tra cui David Chipperfield ed Elizabeth Diller. La giuria era inoltre formata da Anthony Kwamé Appiah, filosofo anglo-ghanese; Meisa Batayneh, founder di Maisam Architects & Engineer; Edhem Eldem, professore di storia all’università Boğaziçi (Istanbul) e al Collège de France; Mona Fawaz, docente di studi urbani e pianificazione presso l’Istituto di politica pubblica Issam Fares dell’Università americana di Beirut; Kareem Ibrahim, architetto egiziano e ricercatore urbano che ha lavorato a lungo al Cairo; Ali M. Malkawi, professore alla Graduate School of Design della Harvard University e direttore fondatore del Harvard Centre for Green Buildings and Cities; e Nondita Correa Mehrotra, architetta che lavora in India e negli Stati Uniti, direttore della Charles Correa Foundation.

Sono situate principalmente in Asia e Africa, ad eccezione di un progetto nella Federazione Russa, le 6 architetture selezionate come vincitrici. Nello specifico sono particolarmente attente all’utilizzo di risorse locali, alla salvaguardia all’ecosistema e all’applicazione di principi sostenibili e strategie bioclimatiche. Per questa edizione del Premio si è voluto valorizzare ed apprezzare il tema dello spazio pubblico, inoltre un riconoscimento fondamentale è riservato anche al ruolo partecipativo delle comunità. I 6 vincitori che si divideranno il premio in palio di 1 milione di dollari sono:

Bahrain, Rivitalizzazione della città di Muharraq. Un macro progetto urbano che prevede la conservazione di numerosi siti, edifici e spazi pubblici a cura di architetti diversi provenienti da tutto il mondo.

Bangladesh, Arcadia Education Project. Una scuola in bambù progettata dall’architetto Saif Ul Haque. Prevede una soluzione costruttiva particolarmente rispettosa dell’ecosistema che permette alla struttura di resistere ai monsoni che colpiscono di frequente il sito fluviale in cui si colloca.

Palestina, Museo Palestinese a Birzeit a firma Heneghan Peng Architects. Un’architettura che esprime un forte legame con la terra e con il contesto dei tradizionali terrazzamenti del paese, cui si aggiunge il valore della certificazione Leed Gold.

Federazione Russa, Programma di sviluppo degli spazi pubblici nella Repubblica di Tatarstan. Una trasformazione che coinvolge tantissimi spazi urbani al fine di rafforzare l’identità dei villaggi e delle città, l’importanza della natura e della partecipazione delle comunità.

Senegal, Unità didattica e di ricerca dell’Università Alioune Diop a Bambey. Impiegando tecniche di costruzione locali e seguendo i principi della sostenibilità con strategie bioclimatiche, il progetto (realizzato dalla società di architetture ingegneria IDOM) è riuscito a ridurre al minimo i costi e le esigenze di manutenzione.

Emirati Arabi Uniti, Wasit Wetland Centre. Un progetto che nasce dalla bonifica di una zona umida e integra la realizzazione di uno spazio educativo che permette ai visitatori di conoscere e apprezzare l’ambiente naturale e la biodiversità (progetto di X-Architects).